#Giappo2 I Kanji e le donne

Click here for the English version!

Oggi ho voglia di parlarvi di un paio di kanji che non sono proprio molto amichevoli nei confronti delle donne (a me hanno fatto ridere la prima volta che li ho incontrati, a dire la verità!)

Piccola introduzione ai Kanji

Prima una piccola introduzione per chi non ha familiarità con la lingua giapponese, senza pretese accademiche: ci sono due “alfabeti” in giapponese (sarebbe più corretto parlare di sillabari), hiragana e katakana. Il primo serve per le parole grammaticali (particelle, desinenze, coniugazioni, avverbi ecc.); il secondo si usa per trascrivere parole provenienti da una lingua straniera (ma anche per esprimere omonatopee, dare particolare enfasi ad una parola ecc.) A questi due sillabari, che funzionano in maniera simile al nostro alfabeto (ossia ad un carattere corrisponde o una vocale o una sillaba) si aggiungono i kanji, quelli che molti chiamano simboli o disegnini. I kanji si usano per rappresentare le parti invariabili della parola (radice del verbo, dell’aggettivo ecc). Ogni kanji ha due tipi di letture, una chiamata kun, che è la lettura giapponese che si usa quando il kanji compare da solo e la lettura on, che è la lettura di derivazione cinese (la mia professoressa dice sempre “In cina hanno detto shan, ma noi in Giappone abbiamo sentito san e quindi diciamo san!”). Un esempio pratico e non mi dilungo più: mangiare si dice 食べる (taberu). 食 è il kanji che rappresenta l’idea di mangiare, di cibo. Poiché qua è usato da solo si pronuncia ta. Nella parola pranzo per esempio, 食事 (shokuji) si pronuncia sho perché è in combinazione con un altro kanji. In pratica, c’è da impazzire.

Kanji e 女の人

In realtà i kanji sono anche molto logici: se albero si dice 木 (ki), bosco si scriverà con due alberi, 木本 (mokuhon), e foresta ovviamente si scriverà con tre alberi (mori). E arriviamo al primo kanji:

姦しい

se donna si scrive 女, tre donne danno l’aggettivo 姦しい (kashimashii) che significa “rumoroso, fastidioso”. Proprio logici questi giapponesi.

家内

Sempre sulla scia misogina, continuiamo con la parola per “mia moglie”, ossia 家内 (kanai). Se andiamo a prendere i due kanji singolarmente, il primo significa casa, il secondo dentro. Quindi chi è dentro casa? Mia moglie.

彼女

Ma andiamo ancora avanti: lui si dice 彼 (kare). Lei si dice 彼女 (kanojo), che se scomponiamo i kanji di cui è composto non è altro che “lui-donna”.

安い

Proseguiamo: se osserviamo l’aggettivo 安い (yasui) che significa “economico, a buon prezzo” e scomponiamo il kanji in radicali abbiamo tetto e donna. Ossia: donna sotto un tetto=economico… (sì questa è cattiva!)

始める

Il verbo hajimeru che significa cominciare. La nostra prof ci ha detto di ricordare il kanji di questo verbo così: una donna, con un naso e la bocca (in giapponese il kanji per bocca è 口) inizia sempre una discussione.

妨げる, 嫌う, 妬む

Il magico trio di verbi che si leggono rispettivamente samatageru (disturbare) kirau (odiare) e netamu (essere geloso, invidiare). Come potete vedere non sono i verbi più carini al mondo (soprattutto il verbo invidiare: una donna con una roccia).

Perla finale: questo kanji, che si legge yatsu, significa schiavo e, sopresa, inizia con il radicale per donna.

Riflesso dei tempi che furono

Questo articolo non vuole in alcun modo offendere le donne: volevo solo riflettere su come, nella lingua moderna, ci siano ancora richiamo al passato, al ruolo della donna nella società arcaica giapponese. Non ci sono solo significati negativi associati al radicale per donna: il verbo piacere (che poi non è un verbo in giapponese ma un aggettivo ma non mi dilungo sulla questione grammaticale)  si dice 好き (suki) ed è una donna con un bambino; il sostantivo 娯楽 (goraku) che significa piacere, divertimento, comincia con il radicale di donna; l’aggettivo 妙 (myou) contiene anche il radicale donna e significa superbo, magnifico (anche se ha la sfumatura di strano, inusuale…) Anche in giapponese esiste il politically correct: per esempio alla parola kanai (quella con mia moglie a casa) viene sostituita spesso 奥さん(okusan), più neutrale. In realtà la condizione della donna in Sol Levante è qualche anno indietro rispetto alle nostre emancipate occidentali: la prof ci ha raccontato che è normalissimo che in Giappone in un comune ufficio sia la donna a dover fare le fotocopie, fare il té e compiti del genere (per loro, appunto, cose da donne). Ripeto, non voglio fare una discussione sul ruolo della donna ma solo porre l’accento sulla questione linguistica della cosa: un po’ ovunque ci sono queste discussioni (in Germania le donne si lamentano che il si impersonale, man, suona come mann, uomo) però trovo che le peculiarità proprie della lingua giapponese, cioè di essere più visiva rispetto ad altri sistemi di scrittura, in qualche modo mettano più in risalto questo lato maschilista della lingua. Prendiamola a ridere, care le nostre donne, e appena sarete in Giappone intonate Beyoncée e andrà tutto bene.

2 pensieri su “#Giappo2 I Kanji e le donne

  1. Grazie per il riassunto! Sono davvero caratteristici i kanji con il radicale di donna!! La prima volta che ho visto quello di “rumoroso” sono scoppiata a ridere pure io. Nessuna offesa 🙂 anche yasui è molto vero, solo che ora c’è amazon eheheh

    "Mi piace"

Lascia un commento